Arnau, imprenditore informatico e geniale hacker di Barcellona, viene avvisato che suo fratello Daniel, serissimo etnologo, è stato colpito da una rara malattia contro cui i medici si dichiarano impotenti.
Dopo aver dato un'occhiata all'antico testo inca su cui Daniel stava lavorando, Arnau si convince che la sindrome è in realtà una specie di maledizione trasmessa attraverso una lingua arcaica che obbedisce a regole simili a quelle di un programma informatico, la "lingua perfetta", il mitico idioma di Adamo. Approfondendo le ricerche, scopre che quel linguaggio viene tramandato da milioni di anni da una setta che vive tuttora nei buchi neri della foresta amazzonica. In compagnia di due amici hacker si reca allora a Tiahuanaco, misterioso sito archeologico in Bolivia indicato sulla cinquecentesca mappa di Piri Reis, dove incontra la bisbetica professoressa con la quale lavorava il fratello. Poi tutti insieme, in lotta contro il tempo per salvare Daniel, fanno volta verso un territorio inesplorato dell'Amazzonia, in un percorso fitto di prove da superare, enigmi risalenti a un passato remoto e continue insidie.
Questo libro non mi ha lasciata pienamente soddisfatta, mi era stato consigliato caldamente ma mi ha lasciato un po' di amaro in bocca. L'autrice scrive bene e non si può dire che sia un libro noioso, però è davvero inverosimile la storia. E' molto inverosimile che tre hacker possano in pochissimo tempo ad arrivare a concluisioni alle quale degli accademici arrivano dopo attenti e lunghi studi. E' inverosimile che un gruppo di persone totalmente inesperte possa affrontare un viaggio nella foresta amazzonica senza nessuna guida esperta. Inoltre a mio parere l'autrice all'inizio si dilunga eccessivamente nello spiegare la storia delle prime popolazioni del Sudamerica. Ripeto, non è un libro noioso, ma da quello che mi era stato detto mi aspettavo di più.
Cifra
Nessun commento:
Posta un commento